NO ALLA PENA DI MORTE

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


Oggi, 10 ottobre 2007, è la prima “Giornata europea contro la pena di morte”, indetta ieri a Lisbona dalla commissione UE e dal Consiglio d’Europa. Dietro questi dibattiti c’è la vita di persone, come Kenneth Foster, graziato il 30 agosto scorso.


di Maria Teresa Osta


panamorte.jpg Il 30 agosto, a meno di 6 ore dall’ora stabilita per l’esecuzione, Kenneth Foster é stato graziato. La condanna a morte é stata commutata in carcere a vita.
Era stato condannato in base alla “Law of Parties”, in vigore in Texas, che permette di condannare a morte anche chi è ritenuto complice di un omicidio, pur non avendo ucciso.

Sono da tempo in corrispondenza con Kenneth. Quando mi ha comunicato che era stata fissata per lui la data dell’esecuzione, ho sentito l’angoscia stringermi il cuore. Mi sono sentita impotente di fronte all’ingiustizia del mondo. Non potevo accettare che venisse ucciso, il modo disumano in cui questo sarebbe avvenuto e, soprattutto, non potevo accettare che un omicidio fosse chiamato giustizia (dal 1973 in Usa sono stati rilasciati 123 prigionieri dal braccio della morte, dopo che erano emerse nuove prove della loro innocenza. Fonte: Amnesty.it - n.d.r.).

Ho cercato di lottare in ogni modo possibile per aiutarlo. Anche a chi mi diceva che era una battaglia impossibile da vincere, mi consigliava di non farmi coinvolgere, ho sempre ribadito che se ci si arrende ancor prima di iniziare a combattere, non si potrà mai vincere nessuna battaglia. Anche se l’indifferenza é purtroppo molto diffusa, io non voglio essere indifferente.

La vittoria che abbiamo ottenuto é stata grandiosa! Kenneth é vivo, avremo tutto il tempo per scriverci ancora e per condividere molte cose. Scrivere ad un condannato a morte é un’esperienza che arricchisce. Si viene ad instaurare un rapporto di grande amicizia e di profondo affetto. Chi vive nel braccio della morte affronta un inferno che spesso noi non riusciamo neppure ad immaginare. Per questo le lettere che arrivano sono accolte dai detenuti con gioia, la gioia di sapere che qualcuno fuori, nel mondo, pensa a loro ed é loro vicino.

Immaginiamo di non poter abbracciare nessuno per anni, di essere isolati da tutti e di poter vedere le persone care attraverso un vetro. Questo é solo la minima parte di ciò che prova chi vive nel braccio della morte. Nydesha, 11 anni, la bambina di Kenneth, non ha mai potuto abbracciare il suo papà. Nonostante questo, Kenneth ha saputo essere per lei un padre presente ed affettuoso.
In una mia lettera gli ho scritto: “Anche se tu sei al di là di un vetro, io ti sono sempre vicina. Nessun vetro, nessun ostacolo, nessun muro possono fermare l’amicizia, l’affetto, l’amore. L’amore va oltre un semplice vetro, perché va da un’anima all’altra e da un cuore all’altro”.

Ora per Kenneth l’incubo del braccio della morte é finito, anche se le condizioni nella prigione in cui si trova sono ancora molto dure. Le lettere ai detenuti dovranno essere scritte su fogli bianchi. Una nota di colore, anche se é una piccola cosa, può portare un raggio di sole a queste persone. Perché togliere loro anche questo? Perché calpestare in questo modo la dignità di esseri umani che stanno già pagando duramente e, molte volte, ingiustamente?

La giustizia non può e non deve essere vendetta, non può e non deve togliere la dignità alle persone. La giustizia deve sempre essere a favore della vita, non può e non deve favorire una cultura di morte. Kenneth ci ha sempre detto: “Lottate per la giustizia”. E noi continueremo a lottare.

Maria Teresa Osta
da Nuovo Progetto ottobre 2007

Altri articoli:
KENNETH FOSTER: una vittoria della giustizia
IL DOPO SADDAM. Vendetta o assassinio
Contro la pena di morte


Per approfondire:
paulrougeau.org
worldcoalition.org

 

 

 

 

 

 

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok