Natale, una paternità da riscoprire

Il dono più bello che Dio ha fatto all’uomo, è di essersi fatto vicino, di essersi fatto conoscere come il «Dio con noi», di averci comunicato che è Padre.
Non siamo stati catapultati nel caos e non viviamo nella casualità, ma siamo conosciuti da Dio. Ce l’ha comunicato dandoci un Figlio, suo Figlio, con un volto che molti fisicamente hanno visto e accarezzato. Gesù ci ha rivelato che Dio é Padre: lo scopriamo in alcune delle più belle pagine del Vangelo. «Il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato e avete creduto che io sono venuto da Dio» (Gv 16, 27).

Dio é Padre: non è mistero di fede, è la certezza del nostro credere. Un buon padre aiuta suo figlio con l’esempio e con il tempo a crescere a sua volta con un cuore di padre, una paternità che potrebbe giudicare e invece attende, una paternità che non si stanca di avere le braccia aperte per avvolgerci tutti, a uno a uno.
Non c’è durezza che lui non possa sciogliere, né peccato a cui lui non possa porre rimedio. Non può nulla solamente se noi chiudiamo la porta. E anche in quel caso lui non va via. Rimane dietro l’uscio, pronto sempre a entrare.
Oggi ci sono tante paternità sbagliate.

Basta pensare a tanti padri indegni che abusano dei figli, o che li rifiutano, o che sanno dar loro solo soldi purché non chiedano altro, oppure ancora pretendono di crescerli a loro esclusiva «immagine e somiglianza».
Ho conosciuto bambini di strada che dai loro padri non avevano avuto che violenza, che maledicevano la parola padre, che avevano paura solo a sentirla pronunciare: si sono arresi alla speranza solo quando hanno trovato chi ha saputo prenderli per mano con la ferma tenerezza di un autentico papà. Oggi non c’è tanta paternità, ma Dio insiste a esserci Padre e ad amarci come autentici figli. Auguro a ognuno che questo Natale sia per molti decisivo nel sentire questa paternità di Dio.
Lui i passi li ha fatti. A noi rispondergli.
 

Ernesto Olivero
Editoriale
NP dicembre 2023