Un'altra aria

Pubblicato il 08-03-2024

di Corrado Avagnina

Rispetto a un certo grigiore che incalza d’attorno, si può ancora respirare un’altra aria, magari rara, ma incoraggiante. Infatti con più di una persona, nella giornata dello scorso 1° gennaio, si è istintivamente commentato con gratitudine l’intervento del presidente Sergio Mattarella, la sera precedente, nell’augurio sostanzioso di buon 2024. Insomma c’è un altro modo di stare dentro i problemi e gli snodi della politica, checché se ne pensi. Perché ci sono le parole giuste, schiette, franche, nitide, anche dialettiche e severe per chiamare le cose col loro nome e per assumersi delle responsabilità, senza finire nelle secche di banalità assortite o pretestuose.

E, dalla gente che commentava il giorno dopo, anche l’ammissione sul fatto che di voci di questa levatura non ce ne sono molte, anzi… Quasi la sensazione del rimpianto e della delusione, rispetto a figure che comunque, sia pure da posizioni diverse, nei decenni che hanno seguito il varo della Costituzione, hanno servito la democrazia, le persone, le comunità, dando dignità allo stare insieme, nella ricerca del bene comune.

Ci si può anche domandare perché si è finiti in questo quasi deserto, popolato da ormai poche testimonianze di caratura superiore. Certamente qualcosa si è inceppato nei filoni di impegno sociale, di varia estrazione e idealità. E qualcosa si è stemperato nella ricerca di una politica di qualità, in cui ridisegnare le urgenze cruciali di un oggi problematico.
Mattarella invece è riuscito, in sedici minuti di messaggio, a far assumere un’altra aria. Ripescando nelle idee di fondo della Costituzione, che portano a un impegno generoso e coraggioso per il Paese, in cui nessuno sia lasciato indietro.

Il quadro è in forte chiaroscuro, da affrontare senza facilonerie. Dalla «cultura della pace» all’amore «che non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio», ma «quello vero, che è ben più che rispetto, è dono, gratuità, sensibilità ». Dai buchi neri del lavoro che manca o è sottopagato, all’evasione fiscale, alla crisi ambientale, all’accoglienza dei migranti, all’esercizio della democrazia votando e non stando sui social soltanto.

E valorizzando i tanti gesti alternativi che ci sono nel Paese, e che magari non fanno chiasso come gli eventi e le parole che scombussolano l’orizzonte.
Mentre sono in gioco le ragioni di fondo che invece dovrebbero restare fari potenti e costanti per ciascuno. Un’altra aria è possibile.
 

Corrado Avagnina
NP febbraio 2024

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