La nostra rivoluzione

Pubblicato il 13-08-2023

di Mattia Cignolo

Un giorno stavo raccontando la nostra storia a un gruppo di ragazzi di un liceo di Torino; alcuni studenti ci conoscevano già, erano già venuti in visita all’Arsenale diverse volte, la maggioranza invece mi vedeva per la prima volta. Ragionando con loro, ascoltando le loro domande, mi sono reso conto che in quella classe c’erano due anime: quella rivoluzionaria, che affermava che a ogni costo si deve sovvertire il sistema, abbattere quella parte di società che opprime i più deboli, e l’altra disposta a subire quello che succede.

Ragazzi sfiduciati, arrabbiati in modo passivo, che si svalutano, che non si stimano, passivi in tutto. In fondo, rivoluzionari al contrario.
Non ho dato risposte precise a nessuno, però ho raccontato che all’Arsenale della Pace vogliamo fare la rivoluzione, anzi la facciamo da un po' di anni, però è una rivoluzione un po’ diversa.

La nostra rivoluzione si chiama restituzione, non sovverte i sistemi, non abbatte il nemico, non sostituisce al male un ipotetico bene, non fa saltar le teste, non giudica, non condanna a morte nessuno. La nostra rivoluzione è silenziosa, è lenta, avviene all’interno delle persone, all’interno dei sistemi. La nostra rivoluzione trasforma e parte dall’iniziativa di ciascuno di noi che può decidere di viverla restituendo. Perché è normale, perché è giusto, perché non è qualcosa di eclatante, perché è ovvio che se uno muore di fame dobbiamo aiutarlo. E lo facciamo. Uno fa fatica? Dobbiamo aiutarlo, è normale e lo facciamo. E proviamo a farlo con sapienza, con carità intelligenti.
Abbiamo scoperto che quella rivoluzione forse non si nota lì per lì, forse sembra meno impattante, però cambia le cose e fa cambiare le persone; ci fa scoprire che nessuno è da condannare, né noi stessi, né gli altri perché ognuno può riscattarsi, perché ognuno può fare qualcosa di buono, anche quelli che si pensava fossero il male assoluto. È questa la vera rivoluzione e questa rivoluzione noi la portiamo nella preghiera, davanti a Dio.
Davanti a Gesù crocifisso e risorto, colui che ha fatto l’unica vera grande rivoluzione della storia, silenziosa, discreta, che ci lascia liberi.

Nella nostra storia, in mezzo alla tanta sofferenza che abbiamo incontrato, abbiamo anche scorto un bene che non si arrende. Anzi proprio quando il male si scatena, come nel caso della guerra in Ucraina, il bene non scompare, anzi può sorprendere! Il bene sorprende se le persone comuni – come siamo noi – cominciano a impegnarsi con costanza in una miriade di piccole e grandi azioni di bontà. Ogni giorno, al di là del colore della pelle, delle convinzioni politiche o religiose, delle varie età o stati di vita. Là dove siamo… a casa, a scuola, al lavoro.

Non so se li ho convinti, però sicuramente hanno ascoltato.
E alcuni di loro sono venuti a dare una mano. Come tanti altri, giovani e adulti che da pochi giorni o da anni e anni restituiscono tempo e capacità facendo in questa casa qualcosa di più potente di quello che faceva la vecchia fabbrica di armi. È la forza del bene che si sviluppa nel silenzio, nella discrezione, in un’apparente debolezza, che apre una strada in cui ciascuno può diventare protagonista, quella che alla fine cambia davvero il mondo.
 

Mattia Cignolo
FOCUS
NP maggio 2023

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