L'attesa

Recentemente la Nasa ha premiato come foto del giorno uno scatto italiano che vede allineati nello stesso istante tre figure: la prima è la basilica di Superga a due passi da Torino, la seconda il Monviso che svetta tra le Alpi e terza la luna crescente che spunta splendente qualche km più indietro.
Lo scatto è talmente magico da fare immediatamente pensare a un fotomontaggio o a una foto creata da una qualche intelligenza artificiale.
Ma così non è. Sono stato aspirante fotografo per molto tempo e sono da sempre stato affascinato da quel concetto che si nasconde dietro una foto: ovvero non tanto essere al posto giusto nel momento giusto, ma l’idea di saper percepire che una cosa accadrà e, di conseguenza, il fare in modo di trovarti là in quel momento.
Credo davvero che questa sia la qualità migliore che un fotografo possa avere e che nessuna tecnologia potrà mai sostituire.
Si possono conoscere tutti i segreti della fotografia e avere un’attrezzatura stellare, ma senza questa qualità si farà molta fatica a fare delle foto che non abbiano bisogno di una didascalia.
Questo ingrediente si chiama “attesa”, che è forse oggi la parola più fuori moda che ci sia.
So che è profondamente smielato dirlo, ma per vedere in faccia i miei figli ho dovuto aspettare molti anni, anche se oggi sembra si possano comprare al mercato.
Se le cose migliori fatte nella vita hanno una cosa in comune è proprio l’attesa.
E a dirla tutta, quante e quante cavolate fatte senza aspettare neanche un attimo.
Come sarebbe bello se potessimo imparare da Valerio Minato che ha dovuto aspettare 6 anni per questo scatto.
Il valore salvifico del saper attendere!
Attendere il momento giusto per dire quella cosa.
Attendere il momento giusto per fare quella cosa.
Da piccolo una volta chiesi a mio nonno: «Ho fame, a che ora si mangia?» Lui mi rispose: «No ragazzo, non hai capito, tu avrai fame quando la nonna avrà detto: “A tavola!”».
 

Andrea Gotico
NP gennaio 2024