Inutili stragi

Pubblicato il 11-11-2023

di Renato Bonomo

Il mestiere del pontefice è veramente complicato. Sedersi sulla cattedra di Pietro è da sempre molto scomodo e neppure il riferimento all’autorità papale è garanzia per una vita esente da critiche e polemiche. È un po' la storia di tutti i papi, di quello attuale come dei precedenti. Rileggendo alcune biografie mi sono soffermato su quella di Benedetto XV. Il cardinale Giacomo della Casa venne eletto alcune settimane dopo l’inizio del primo conflitto mondiale (settembre 1914). Esperto diplomatico, sin da subito si impegnò in diverse iniziative di pace: a cominciare dalla pubblicazione della sua prima enciclica, Ad Beatissimi Apostolorum, del 1° novembre 1914 con la quale chiedeva ai governanti di deporre le armi. Era convinto che la causa del conflitto avesse radici nella modernità individualistica, liberale e secolarizzata: un mondo che fonda se stesso sull’individuo, i suoi diritti e dimentica Dio non può che cadere nella spirale della violenza. Cercò di frenare l’ingresso italiano nella Prima guerra mondiale, anche per il timore che potessero venire a vacillare gli ultimi Stati apertamente cattolici in Europa, come l’Impero austriaco.

Al di là delle motivazioni, che risultano oggi quantomeno discutibili, resta il fatto della coerenza dell’impegno del papa per la pace. Coerenza che lo portò a essere aspramente criticato – se non beatamente ignorato – da tutti i protagonisti del tempo. Per i tedeschi era un papa filofrancese, per i francesi un papa “crucco”, per il governo italiano e gli interventisti un disfattista, colpevole di voler far cedere il “fronte interno”. Diversi cattolici in vari Paesi (compresi esponenti del clero), obnubilati dallo spirito nazionalistico del tempo, presero posizione contro di lui. Forse vale la pena rileggere alcuni passaggi della famosa nota del primo agosto 1917: se il linguaggio è un poco retorico e paternalistico, i temi sono però attuali, soprattutto in un tempo come il nostro in cui la guerra in Ucraina sembra prolungarsi senza prospettive di cessate il fuoco. Nel testo, ricordato per avere definito il conflitto «questa lotta tremenda, la quale, ogni giorno più, apparisce inutile strage», il pontefice deside-rava offrire concrete indicazioni diplomatiche per uscire dal conflitto: affrontare subito le questioni territoriali europee e non solo (viene anche citata la questione armena) come presupposto necessario per poi gestire in un secondo momento le rivendicazioni economiche. Quindi, prima di tutto il diritto e, con esso, il disarmo.

«E primieramente, il punto fondamentale deve essere che sottentra alla forza materiale delle armi la forza morale del diritto. Quindi un giusto accordo di tutti nella diminuzione simultanea e reciproca degli armamenti secondo norme garanzie da stabilire, nella misura necessaria e sufficiente al mantenimento dell'ordine pubblico nei singoli Stati; e, in sostituzione delle armi, l'istituto dell'arbitrato con la sua alta funzione pacificatrice, secondo le norme da concertare e la sanzione da convenire contro lo Stato che ricusasse o di sottoporre le questioni internazionali all'arbitrio o di accettarne la decisione. […] Quanto ai danni, spese di guerra non scorgiamo altro scampo che nella norma generale di una intera e reciproca condonazione, giustificata del resto dei beneficii immensi del disarmo; tanto più che non si comprenderebbe la continuazione di tanta carneficina unicamente per ragioni di ordine economico».

Infine, un appello ai capi delle nazioni. «Riflette alla vostra gravissima responsabilità dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini; dalle vostre risoluzioni dipendono la quiete e la gioia di innumerevoli famiglie la vita di migliaia di giovani, la felicità stessa dei popoli, che Voi avete l'assoluto dovere di procurare».

Terminata la guerra, l'impegno per la pace non venne meno: la preoccupazione che le trattative di pace di Parigi generassero nuovi motivi per scontri futuri fu per lui costante. Proprio nel 1920, nell'enciclica Pacem, Dei Munus Pulcherrimum, ricordava l'importanza di superare odi e inimicizie attraverso un’autentica riconciliazione basata sulla carità. Indicazioni profetiche da non trascurare.


Renato Bonomo
NP ottobre 2023

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