Papa Francesco in Giordania

Pubblicato il 28-05-2014

di Andrea Gotico

In Giordania abbiamo potuto ricordare i 50 anni del Sermig con un`occasione davvero speciale, perché proprio il 24 maggio papa Francesco ha cominciato da qui il suo viaggio in Terra Santa. Abbiamo partecipato con i giovani dell’Arsenale dell'Incontro alla celebrazione eucaristica allo stadio di Amman e all’incontro con i rifugiati, gli orfani e i ragazzi diversamente abili nel luogo del battesimo di Gesù.

Sabato mattina siamo partiti da Madaba già emozionati e con un desiderio nel cuore: cercare di essere vicini al papa in questo giorno di festa per la Chiesa giordana. Siamo arrivati allo stadio a mezzogiorno e con nostra grande sorpresa abbiamo scoperto che i nostri posti erano non solo sul campo da calcio, ma proprio vicini all'altare. Ci siamo subito sistemati, felicissimi, e abbiamo cominciato a sventolare le nostre bandiere, nell'attesa dell'arrivo del papa.

Nonostante le ore di attesa che avevamo davanti non fossero poche, sono volate, perché le bandiere e il clima di festa hanno attirato giornalisti, bambini che erano lì per fare la prima comunione, giovani, persone che sono venute da altri Paesi (Messico, USA, Croazia, Italia) per questo incontro con papa Francesco: continuamente venivano a chiederci chi eravamo e se potevano fare una foto con noi, con le nostre bandiere della pace. Anche l'attesa è diventata così una preziosa occasione di comunione! Intanto lo stadio si è riempito e alle 15 abbiamo accolto il Santo Padre, cantando e alzando tutte le bandiere che avevamo, continuando a sventolarle durante il suo giro di saluto a tutto lo stadio.

Ci siamo emozionati a vederlo così vicino! Ci sono rimaste nel cuore le parole che ha detto durante l’omelia e che abbiamo accolto come un invito rivolto ad ognuno di noi: “La pace non si può comperare, non si vende. La pace è un dono da ricercare pazientemente e costruire “artigianalmente” mediante piccoli e grandi gesti che coinvolgono la nostra vita quotidiana. Il cammino della pace si consolida se riconosciamo che tutti abbiamo lo stesso sangue e facciamo parte del genere umano; se non dimentichiamo di avere un unico Padre nel cielo e di essere tutti suoi figli, fatti a sua immagine e somiglianza”.

Queste parole ci incoraggiano a continuare a camminare su questa strada, che all’Arsenale dell’Incontro stiamo cercando di percorrere insieme. Alla fine della messa siamo riusciti ad aspettare il papa vicino alla papamobile, per salutarlo ancora una volta! Siamo ritornati a casa veramente felici, anche perché sapevamo che dallo stadio il papa si stava recando al luogo del Battesimo di Gesù, dove un altro gruppo di noi lo stava aspettando.

L`incontro al luogo del battesimo ha avuto la semplicità e la spontaneità di un incontro in famiglia. Abbiamo atteso il Santo Padre seguendo i suoi spostamenti dallo stadio alle rive del fiume Giordano, dove si è recato insieme alla Famiglia Reale, prima di raggiungerci nella chiesa latina. Dall'Arsenale dell'Incontro siamo arrivati in trenta: volontari, ragazzi diversamente abili, alcune mamme, due insegnanti della scuola e tre di noi della Fraternità; insieme a noi altri giovani diversamente abili, profughi siriani, bambini malati e i loro accompagnatori, per un totale di circa 600 persone. Le bandiere della pace e i canti del Sermig hanno accompagnato le ore di attesa, rendendole già un momento di festa.

Il papa nel suo intervento ha parlato dei drammi e delle ferite del nostro tempo, in modo particolare di quelle provocate dalle guerre e ha rinnovato il suo appello per la pace in Siria, senza mancare di chiedere una preghiera perché chi produce armi e fomenta l`odio possa convertirsi. Ci siamo sentiti interpellati in prima persona quando il Santo Padre si è rivolto ai giovani: “A voi giovani chiedo di unirvi alla mia preghiera per la pace. Potete farlo anche offrendo a Dio le vostre fatiche quotidiane, e così la vostra preghiera diventa particolarmente preziosa ed efficace. E vi incoraggio a collaborare, col vostro impegno e la vostra sensibilità, alla costruzione di una società rispettosa dei più deboli, dei malati, dei bambini, degli anziani. Pur nelle difficoltà della vita, siate segno di speranza. Voi siete nel cuore di Dio, voi siete nelle mie preghiere, e vi ringrazio per la vostra calorosa e gioiosa e numerosa presenza”.

Donis, uno dei ragazzi della nostra scuola, ha potuto portare al papa la sua testimonianza, raccontandogli che la sua malattia fisica si è trasformata da problema in opportunità grazie al fatto di aver trovato una comunità che cerca di vivere ogni giorno facendo delle diversità non un'occasione per coltivare il pregiudizio ma una fonte di arricchimento reciproco. La gioia nei suoi occhi quando, dopo aver concluso il suo discorso, ha salutato di persona il papa ci accompagnerà a lungo. Una gioia che non è stata solo la sua, ma quella di tutti noi. Una gioia che diventa richiamo ad una maggiore responsabilità, perché tutto ciò che abbiamo ascoltato e testimoniato non si perda ma diventi linfa vitale per ognuno di noi, per la nostra Fraternità, per questa Terra Santa.

Testimonianza di Donis William Aldabain,
Arsenale dell’Incontro 

Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.
Sua Santità, Benvenuto in Giordania! Grazie per la sua presenza tra noi! Mi chiamo Donis William Aldabain. Sono nato con alcune malformazioni fisiche e per questo ho subito parecchi interventi chirurgici che mi hanno impedito di frequentare normalmente la scuola e di studiare.
Grazie a Dio ho trovato a Madaba l'Arsenale dell'Incontro gestito dalla Fraternità del Sermig di Torino. Lì ho avuto la possibilità di conoscere, studiare, di sperimentare l'amore e la compassione. Ho trovato tanti amici e compagni che mi vogliono bene. Sì, siamo diversi tra noi ma ci rispettiamo gli uni gli altri. Le nostre differenze anziché dividerci ci insegnano come sia possibile vivere insieme e ci permettono di fare insieme cose speciali.
In questo momento devo ancora completare il mio percorso riabilitativo e educativo. Ho ancora un problema alla gamba sinistra che è più corta dell`altra.
Ringrazio Dio per tutto quello che mi ha donato. Ringrazio la mia famiglia di origine e la mia seconda famiglia che è l'Arsenale dell'Incontro. Loro mi stanno sostenendo e insegnando che la vita non si ferma di fronte ad un problema difficile e che, se mi lascio aiutare, si aprono di fronte a me possibilità importanti per il mio futuro.

A cura della Fraternità della Speranza, Madaba

Visita la sezione dell'Arsenale dell'Incontro



Foto: Irene Panarello - Andrea Gotico

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