GIORGIO LA PIRA presto venerabile

Pubblicato il 13-07-2018

di Redazione Sermig

La Congregazione delle Cause dei Santi è stata autorizzata da papa Francesco a promulgare il decreto che riguarda le “virtù eroiche del Servo di Dio Giorgio La Pira”. L’Arsenale della Pace ha un forte legame con l’ex sindaco di Firenze, nato nel 1904 e morto nel 1997.

Ernesto Olivero lo ricorda così.

Durante la guerra del Kippur tra arabi e israeliani, si respirava un pessimismo che si può paragonare, per le giovani generazioni, alla paura che aleggiava su tutti durante la guerra del Golfo Persico.

In quel periodo, che sembra ormai lontano, comparvero su tutti i giornali d'Italia articoli catastrofici sulla sorte dell'umanità. L'unica voce di speranza fu quella di un certo Giorgio La Pira, che io non conoscevo. Parlava di una nuova speranza, si rifaceva al profeta Isaia, che profetizzava un tempo in cui le armi si sarebbero tramutate in strumenti di lavoro e l'uomo non avrebbe più imparato il mestiere della guerra. Andai a prendere la Bibbia, era la prima volta che trovai la citazione; leggendola pensai: ”mi sa tanto che il Signore mi userà per qualcosa del genere”. Chiusi la Bibbia e tenni quell'intuizione per me. Non volevo passare per matto agli occhi dei miei amici (da Dio non guarda l’orologio).


Giorgio Ceragioli aveva scritto questo simpatico profilo di Giorgio La Pira sulle pagine del mensile del Sermig

UN PAZZO... DA LEGARE

Ho conosciuto un uomo. Era un pazzo. La gente non osava mandarlo in manicomio perché era un grande. E poi, non dava fastidio: era buono, sorrideva. Si chiamava La Pira di cognome, Giorgio di nome. Che fosse pazzo è indubitabile. Dava il cappotto ai poveri. No, non lo scriveva sui libri: lo faceva sul serio. E poi, credeva nella gente, figuratevi. Sì, ci credeva proprio, non solo a parole.

Andò una volta, lui povero piccolo (perché era proprio piccolino: come Fanfani, più di Ingrao) da Ho Chi Min, quello con la barba lunga, mi pare a due punte. Pazzo da legare: sperava di poter far fare la pace in Viet Nam, perché per lui la guerra era una cosa assurda.

Tanto strano che faceva pregare le suore per la pace. Scriveva ai conventi di clausura – erano tutti suoi amici – e chiedeva preghiere per i suoi viaggi, per le sue iniziative, per tutto. Pensate poi: aveva organizzato gli incontri del Mediterraneo a Firen­ze. No, non erano delle specie di Olimpiadi o un campionato inter­nazionale di calcio. Metteva insieme arabi  e italiani, gente di ogni nazione, per cercare – insieme a tutti – la pace.

La sua pazzia non si manifestava solo nelle cose stravaganti o perso­nali, ma anche nel suo lavoro quo­tidiano. Da sindaco di Firenze – l'ho detto che era una persona importante – requisì, per primo in Italia, le case per la gente che non aveva alloggio. Sempre da sindaco di Firenze, lui democristiano convinto (tanto da presentarsi capolista nelle ultime elezioni della sua vita in una lista si­curamente sconfitta), dicevo, lui, democristiano convinto, si metteva la fascia tricolore sulla pancia e an­dava fra gli operai in sciopero, cer­cando di salvare le fabbriche dalla chiusura.

E poi, uomo politico, non rubava. Uomo di fede, non parlava male della Chiesa. Uomo di cultura, non si atteggiava a maestro. Uomo di pace, combatteva per tutte le cause perse. Uomo di preghiera, era anche tutto quello che si è detto prima.

L'ho visto a Firenze, nella sua città di adozione – era siciliano – alcune volte. Da lontano, come sindaco, all'apertura di una mostra. Da vicino, a un congresso della San Vincenzo, dove – fra l'altro – ho conosciuto la mia futura moglie. Da vicinissimo, in alcune riunioni di amici, ancora per la San Vincenzo. Credeva nei giovani; temeva la bomba atomica; portava sempre le calze bianche e i vestiti un po' sgualciti; rideva volentieri e aveva la battuta pronta. Era un amico per molti giovani anche a settant'anni compiuti. Ma era pazzo: perché aveva fede e ci credeva tanto da viverla. Più pazzo di così, per il nostro mondo consumista o marxista, credo sia difficile esserlo.

(da Progetto 1980 n. 6)


ALCUNI PENSIERI DI GIORGIO LA PIRA

Il movimento delle acque dei mari obbedisce a leggi precise. Alla superficie, le acque ci appaiono agitate, ci suggeriscono l’immagine del caos, di un divenire disordinato, in balia di forze incontrollabili; ma nel profondo vi sono potenti e misteriose correnti che governano il moto delle acque. Anche nel profondo della storia umana, così agitata nella superficie, vi sono delle grandi e misteriose correnti che trascinano in un senso ben preciso; verso l’unità e la pace. Bisogna saperle individuare. Ed è questa la funzione più alta della cultura. Il politico, che tiene gli occhi fissi alla superficie, non vede quel che avviene nel profondo.

Le spade saranno trasformate in aratri, il leone vivrà con l’agnello. È in questo, corrispondente a un disegno divino, che dobbiamo inserirci nella nostra azione, con tutte le nostre forze e la nostra intelligenza.

Io sono convinto che siamo entrati in una fase storica completamente nuova, per cui la pace già si vede in lontananza e certo non come un sogno, come molti mi dicevano. Sei un sognatore, sei un illuso, fai il gioco di quegli altri. Io rispondevo di no, dicevo che sono un portatore di pace e quindi che faccio soltanto il gioco del Padre che è nei cieli, perché gli uomini sono fratelli. Ed ecco, ora tutti vedono che la storia conduce non alla guerra ma alla pace, ed adesso è il momento di rafforzare le radici della pace. Come? Signori, io sono un credente e possiedo dunque quella che scientificamente si dice una “ipotesi di lavoro”. Io credo nella presenza di Dio nella storia e nella forza storica della preghiera. Quindi ho deciso di fare un ponte di preghiera tra occidente e oriente per sostenere la grande edificazione di pace che sta per verificarsi. E siccome ogni ponte ha due piloni, io sono andato prima nel santuario occidentale di Fatima, dove la Madonna ha promesso la pace, e dopo, nel giorno dell’Assunta, mi sono recato nel vostro monastero di Zagorsk a pregare sulla tomba di San Sergio.

C’è chi possiede le bombe atomiche e chi ha le bombe della preghiera. E io dunque ho scritto a tutti i monasteri di clausura femminili del mondo perché preghino affinché questo ponte di pace tra occidente e oriente sia incrollabile. Infine, signori, il nostro programma costruttivo deve essere questo: dare ai popoli la pace, costruire le case, fecondare i campi, aprire officine, scuole, ospedali, far fiorire le arti e ricostruire ed aprire dovunque le chiese e le cattedrali, perché la pace deve essere intessuta su ogni piano della realtà umana.

La religione è un fatto autenticamente popolare, viene dall’anima di un popolo. Voi che vi proclamate realisti non potete fare a meno di constatarlo, perché per essere realisti bisogna tenere in conto ogni piano della realtà e quindi anche il piano religioso. Tanto più in un periodo storico come l’attuale, quando è più che mai necessario costruire solidamente l’edificio della pace tra i popoli; i valori religiosi sono un formidabile tessuto connettivo che porta alla pace e all’unità.

Cambiare strutturalmente il sistema economico mondiale per metterlo in grado (finalizzarlo) di rispondere alla irrecusabile ed improrogabile promozione economica, sociale, culturale, ecc. di tutte le classi sottosviluppate e di tutti i popoli sottosviluppati. Bisogna o no tendere al pieno impegno di tutte le forze umane di lavoro? Fondare sul lavoro (e sulla preghiera!) – come su pietra d’angolo – le strutture della società futura? Ciò esige un sistema di piani, a breve o a lungo termine, tale da assicurare, con la massima velocità, questa autentica promozione evangelica di tutti i popoli della terra. Ebbi fame e mi deste da mangiare è un comando rivolto non solo ai singoli, ma anche, e soprattutto, ai popoli. E i “ricchi” non sono soltanto i “privati ricchi”: sono, anche e soprattutto, coloro che possiedono le leve dell’economia, della finanza e della politica: coloro cioè, che sono stati posti a capo della famiglia, dispensatori fedeli e prudenti, destinati ad un solo scopo: dare a tutti il lavoro ed il cibo al tempo opportuno.

Ma che si deve fare, noi? Che possiamo fare? Prendere coscienza di questa situazione storica nuova del mondo (alzate gli occhi e vedete, dice il Signore); pregate molto perché il piano di salvezza religioso e storico del Signore si attui nel mondo (venga il tuo Regno: sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra), e operare con fermezza ed intelligenza a tutti i livelli (politici, scientifici, economici, sociali, culturali e spirituali) perché la barca ove è imbarcato il genere umano non solo non affondi, ma avanzi con accresciuta accelerazione verso il porto della pace, del disarmo, dello sviluppo, della unità e della promozione civile e spirituale dei popoli di tutto il pianeta. Prega e fa pregare la Madonna!

(da Progetto 1992 n. 10)

 

 

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