Una città civile vieta di dormire per strada e dà letti ai poveri - Ernesto Olivero

Pubblicato il 15-12-2017

di Redazione Sermig

Corriere della sera - Cronaca di Torino
giovedì 14 dicembre
Una città civile vieta di dormire per strada e dà letti ai poveri - Ernesto Olivero
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Una città civile vieta di dormire per strada e dà letti ai poveri

Stasera provate ad uscire di casa verso le undici o mezzanotte.
Uscite a piedi e camminate nelle strade di Torino, per sentire il freddo nelle ossa. Provate a mettervi nei panni di questa povera gente, di queste persone che cercano il sonno sotto strati di coperte che non bastano mai, sotto i portici e davanti alle vetrine dove in questi giorni ci si attarda per lo shopping natalizio. Ognuno di noi, anche chi come me vede ogni sera l’Arsenale della Pace aprirsi all'accoglienza di tanta povera gente, ha bisogno ogni tanto di fare questo ripasso. Di uscire a guardare, a rendersi conto in prima persona. Quando la nostra avventura è cominciata, all'Arsenale desideravamo aprire una grande una biblioteca della pace. Ma una sera durante un incontro, un ragazzo è intervenuto puntandomi il dito addosso: tu, Olivero, stanotte dove dormi? Non risposi nulla. Lui mi disse che in città c’erano solo venti posti a disposizione per la povera gente. All'epoca lavoravo in banca, ma decisi che anche se l’indomani avrei dovuto presentarmi al lavoro, quella notte l’avrei passata in stazione e scoprii l’inferno.

Torino è la mia città e la amo nel profondo. Vedo tanta gente impegnata ad aiutare, a consolare, a mettersi in gioco per gli altri. In questi anni, abbiamo fatto molti passi in avanti, ma non basta. Ancora troppe situazioni ci sfuggono. Quello che consiglio ai nostri amministratori, è di farsi anche loro stanotte un giro al freddo. Sono certo che arriveranno alle stesse conclusioni a cui arrivai io quella sera. Una città civile dovrebbe stabilire il divieto di dormire per strada e offrire luoghi puliti, accoglienti e dignitosi dove ci siano persone capaci di prendersi cura di chi ne ha bisogno. Ma non possiamo pensare che i dormitori possano essere l’unica soluzione al problema. Dovremmo pensare a strutture più piccole, dove anche chi fa fatica a condividere gli spazi con altri possa comunque avere un piccolo spazio da sentire proprio. Dovremmo mettere in campo personale specializzato perché sempre di più i problemi non sono solo materiali. Non ci dovremmo stancare di convincere quanti non hanno una casa ad andare nei luoghi dove sono attesi, dove c’è posto per loro ma non solo per una notte e domani si ricomincia.

A chi mi dice che tanti non vogliono, che preferiscono rimanere in strada, racconto quello che è successo qualche tempo fa. Era quasi mezzanotte e due ragazzi di Torino, che stavano tornando da una festa o forse dal cinema, si sono fermati in corso Giulio Cesare e hanno visto sotto una panchina qualcosa che si muoveva. Sotto quel mucchio di coperte c’era una signora molto anziana. Cosa hanno fatto? L’hanno sollevata e trascinata in auto, lei urlava: “Lasciatemi stare, questa è casa mia!”. Chiamava casa quel luogo orribile e gelido. I ragazzi si sono rivolti alla polizia, che li ha mandati all'Arsenale della Pace. Sono arrivati da noi, lei continuava a urlare. Il volontario che l’ha accolta ha cercato di calmarla, “Signora, noi le vogliamo bene “Non chiamatemi signora, non sono una signora. In realtà quella parola “signora” è arrivata nel cuore di quella donna come una parola magica. Da quella sera Lucia è tornata ad essere la signora Lucia. L’amore, quello che non giudica, è la strada da seguire. E l’amore è alla portata di tutti.

Ernesto Olivero  

 

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