Veglia per le vittime della violenza

Pubblicato il 20-11-2015

di Redazione Sermig

PER NON RISPONDERE ALL'ODIO CON L'ODIO
Una veglia di silenzio per ricordare, per condividere il dolore

Ieri sera l’incontro di preghiera del martedì all’Arsenale della Pace è stato più di ogni altra volta un incontro di silenzio. Silenzio per ricordare le vittime del terrorismo a Parigi e in molte altre nazioni del mondo. Silenzio per condividere il dolore. Silenzio per invocare insieme la pace, per scegliere ancora una volta la bontà che disarma, la luce che annulla il buio.

Un silenzio vivo, abitato, quel “silenzio che parla” che la Regola del Sermig ci invita a vivere e a far diventare il nostro stile quotidiano. Silenzio in cui hanno risuonato con forza l’annuncio di pace del profeta Isaia – Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci (Is 2,4) - e le parole del Salmo 85: Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace (Sal 85,9).

Silenzio che ha dato voce alla speranza: Antoine Leiris ha perso la moglie in uno degli attentati di venerdì sera a Parigi ma ha scelto di non rispondere all’odio con l’odio; la sua lettera ha fatto il giro del mondo e per noi è diventata occasione di riflessione. Due ospiti delle accoglienze dell’Arsenale, una musulmana e una cristiana, ci hanno raccontato che quando hanno saputo dell’attentato si sono sedute a tavola e ognuna nella sua lingua ha pregato per tutte le vittime, nella consapevolezza che ognuno di noi deve fare la sua parte e che insieme nella diversità siamo più forti di qualsiasi violenza.

Silenzio che si è fatto canto e richiesta di perdono. Silenzio che ha illuminato la strada della pace, tracciata dalle candele che i giovani hanno portato all’altare. Silenzio che è diventato restituzione, perché le parole sono credibili solo se diventano fatti concreti e vita per gli altri. Ernesto Olivero, nell’intervento che ha inviato dal Brasile, ha lanciato un invito, rivolto soprattutto ai giovani:

" (...) In questi giorni la scelta più facile é odiare, è scegliere l'"occhio per occhio, dente per dente"; è più facile dire "adesso ci vendichiamo" ma così non si va da nessuna parte. Io stasera voglio dare un mandato a noi giovani: noi giovani possiamo cambiare la mentalità del mondo, noi giovani usati dal mondo che vuole solo farci, pensare solo ai fatti nostri, vogliamo fare una rivoluzione dentro di noi perché la pace è il bene più profondo per ognuno di noi. Noi siamo un po' felici solo quando siamo in pace con la nostra coscienza, quando pensiamo di aver fatto tutto il nostro possibile, ma per una parte enorme di mondo non è così perché si é allontanata da Dio. Noi possiamo parlare di pace con il nostro sguardo, con il nostro comportamento, ma specialmente con i nostri fatti. Se tanti dicono "occhio per occhio, dente per dente", noi diciamo "amore per amore, perdono per perdono" e, nella misura in cui ci crediamo veramente, siamo credibili".

Anche l’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, impossibilitato ad essere presente di persona alla veglia, ci ha inviato un suo messaggio, in cui sottolinea che “Dio non può essere chiamato in causa per avallare azioni che contrastano con la sua volontà e producono solo sofferenza e morte di persone innocenti. La più efficace risposta ai conflitti sta nell'incontro e nel dialogo tra tutte le componenti sociali, culturali, religiose e politiche perché è l'unità basata sul rispetto e amore vicendevole che vince le diffidenze e l'odio, per far trionfare la convivenza pacifica tra le persone e i popoli”. Auspica inoltre che il Giubileo ormai alle porte possa innestare “una speranza concreta di vittoria del bene su ogni male che affligge l'umanità, perché ci riporta alle fonti del bene, della giustizia e fraternità che sono l'Amore e la fede in Dio, provvidente, misericordioso e fedele”.

a cura della redazione

 



Foto: G. De Franceschi / NP
 
 

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