Ora nona. "Tutto è compiuto"

Pubblicato il 04-04-2015

di Redazione Sermig

Ore 15.00, ora nona. “Tutto è compiuto”.
Ciò che potevi compiere, Gesù, è compiuto. La risposta di tuo Padre non arriva subito. Ha bisogno del tempo della fede, dell’attesa senza più azioni, senza più parole. Ha bisogno del sabato santo.
Nel frattempo, ci sono indizi ai quali aggrapparsi: la risurrezione di Lazzaro, quella del figlio della vedova di Nain.
Cosa ne sarà di Te ora, Gesù, Tu che hai detto “Io sono la vita”? Per Te stesso ma ancora più per i tuoi amici, per quelli che hanno creduto in Te?


Penso a tua Madre, e alla profezia di sofferenza che il vecchio Simeone le aveva fatto. Terribile quella profezia davanti a Te Bambino, ma forse per lei è diventata benedizione ai piedi della croce. Se il dolore che la strazia è stato profetizzato, vuol dire che non è un imprevisto nei piani di Dio, e nei suoi piani tutto si volge in bene. Basta questo pensiero a togliere al suo dolore la punta più terribile, il non senso?

Gesù, hai sempre saputo quel che facevi. Perché non hai voluto scendere dalla croce e convincere così, finalmente, chi Ti derideva? È proprio vero che l’ora della morte porta con sé la tentazione. La stessa di tre anni prima che ritorna: la via larga, la dimostrazione di forza. Tu, Gesù, non hai ceduto alla tentazione. Qual è allora la via che avevi in mente, Tu che hai detto “Io sono la via”? Può la potenza che ti veniva da Dio morire con Te, scomparire nel nulla?

Quanti interrogativi nella mente dei tuoi discepoli, di Maria…

Anche alcuni profeti sono stati grandi, Dio li ha confermati con segni miracolosi. Ma non sono tornati in vita. Che ne sarà di Te, Gesù? Sei un profeta come tanti, o sei davvero il Figlio di Dio, Dio Tu stesso? Nulla in Te era menzogna. Mistero sì, ma mai falsità. Puoi aver mentito su questo punto, sulla tua identità, Tu che hai detto “Io sono la verità”? Esattamente il punto per il quale sei stato condannato… Se fosse stato un equivoco, Ti saresti affrettato a spiegarlo e avresti evitato la morte. Non l’hai fatto, eri proprio convinto. Puoi esserti ingannato su colui che chiamavi Padre?

Sono sicura che nell’animo dei tuoi c’era una lotta, come spesso c’è in noi davanti ai grossi imprevisti che ci tranciano la vita: fiducia e delusione, speranza e scoraggiamento, ci aggrappiamo alle tue parole ma non siamo certi che varranno anche per noi, anche stavolta... Quasi sicuramente la risposta di tuo Padre è arrivata prima che la bilancia, dentro il cuore dei tuoi, pendesse dalla parte giusta. Come accade spesso per noi, per me. Tu, mio Dio, sai quanto è fragile la nostra capacità di fiducia, di speranza. Perciò la maggior parte delle volte Ti basta che lottiamo, senza arrivare alla vittoria. L’unica vittoria possibile è tua, non nostra. Perché fiducia e speranza che non vacillano sono doni della Grazia. Non ce li possiamo dare da soli. Da soli possiamo lottare, attendere, non chiudere il discorso con Te. L’alba di risurrezione è dono tuo.

“Tutto è compiuto”. Ora tocca a Te.

Fraternità della Speranza


 

Foto: De Franceschi / NP

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