La pace via della vita

Pubblicato il 14-01-2015

di Andrea Gotico

Una veglia di silenzio e di preghiera perché Dio torni a parlare alle nostre coscienze. Il Dio della misericordia e della pace, non il Dio della vendetta. È la risposta dell’Arsenale della Pace a tutte le vittime del fondamentalismo e delle persecuzioni religiose in Nigeria, in Francia, in Siria, in Iraq…

Il manifesto ODIO con la O cancellata e la scritta: ebrei, cristiani, musulmani figli di Abramo, figli dell’unico Dio campeggia sul muro. A fianco un’altra scritta: Je suis frère, io sono fratello, racconta la scelta, la filosofia di vita del Sermig, la bontà che disarma. Gli altri non sono il nemico da abbattere. In un mondo in cui l’odio sembra avere l’ultima parola vogliamo fare posto alla fraternità.

In molti hanno risposto all’appello del Sermig, accolti nella chiesa dell’Arsenale dalle parole dell’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia: “Siamo qui questa stasera per pregare insieme: una preghiera di perdono anzitutto che rivolgiamo al Signore e a tutti perché quando il male si esprime in maniera così violenta e omicida come è avvenuto in questi giorni, ci sentiamo un po’ tutti coinvolti e corresponsabili. Invochiamo la sua misericordia e il suo amore sulle vittime anzitutto, sui loro parenti e amici e vogliamo ribadire con forza l’impegno di reagire a questa sete di vendetta assurda e violenta con la forza della preghiera, della democrazia e dell’unità tra tutte le componenti religiose e civili, istituzionali e sociali del nostro continente, perché non prevalga la logica della contrapposizione e dello scontro, e ciascuno faccia la sua parte per scuotere la propria coscienza di uomo, cittadino e credente… Ogni religione, dal cristianesimo all’islam, al buddismo o induismo e così via… ha nei suoi principi cardini il rifermento a Dio misericordioso, giusto e ricco di amore. Uccidere in nome di Dio è una bestemmia per ogni religione e chi lo fa si pone fuori di essa, rifiuta Dio e lo considera un idolo a servizio delle proprie idee e principi ideologici, politici… Preghiamo dunque il Signore che sostenga la coscienza di ogni persona e la guidi ad operare sempre insieme agli altri suoi simili considerati fratelli e sorelle perché figli dello stesso Creatore e Padre universale, a operare uniti per un mondo nuovo dove l’accoglienza delle diversità e il comune impegno di concordia e di pace prevalga sulle spinte egoistiche e violente che albergano purtroppo nell’uomo ed esigono una costante conversione a Dio per essere vinte”.

Risuonano le parole rivolte da papa Francesco al Gran Mufti di Gerusalemme durante la sua recente visita in Medio Oriente: “Musulmani, ebrei e cristiani riconoscono in Abramo, seppure ciascuno in modo diverso, un padre nella fede e un grande esempio da imitare… Rispettiamoci e amiamoci gli uni gli altri come fratelli e sorelle! Impariamo a comprendere il dolore dell’altro! Nessuno strumentalizzi per la violenza il nome di Dio! Lavoriamo insieme per la giustizia e per la pace!”.

Alcuni ragazzi leggono la “Preghiera per la pace” composta da Ernesto Olivero: … Dio, aprici il cuore e la mente, perché crediamo in Te, aprici a Te, perché vediamo il mondo con i Tuoi occhi, aprici a Te, perché ci riconosciamo fratelli e sorelle. Dio onnipotente, in questo nostro tempo noi scegliamo, per noi e per i nostri figli, il nostro futuro: amore o odio? Pace o guerra? Giustizia o ingiustizia? Perdono o vendetta? Solo in Te c'é amore, pace, giustizia e perdono. Solo con Te comprendiamo cos'é amore, pace, giustizia e perdono… Basta con le guerre in nome tuo. In nome tuo vogliamo soltanto amare… Davanti a noi c’è il bene e il male. Fa, o Dio, che scegliamo il bene, non solo per noi…

Ernesto Olivero chiude l’incontro richiamando i contenuti della “Lettera alla coscienza presentata in occasione dell’incontro mondiale dei Giovani della Pace lo scorso ottobre a Napoli: “Cari amici, stiamo vivendo uno dei momenti più difficili della storia. La tragedia bussa ogni giorno alla porta della nostra umanità, del nostro cuore, della nostra intelligenza. Intorno a noi abita un odio più forte di mille bombe atomiche. Siamo capaci di andare sulla luna, di fabbricare missili intelligenti e debellare malattie fino a ieri incurabili. Eppure, non siamo ancora capaci di riconoscere nell’altro il nostro volto. Non sappiamo farci interpellare da chi muore per fame, dagli esclusi dal mondo del lavoro, dai tanti giovani che continuano a mettersi fuori gioco con le droghe e altre dipendenze. Non sappiamo commuoverci davanti a milioni di bambini non nati, ai bambini soldato o resi oggetto di piacere. Non sappiamo chiedere perdono per le vittime della cattiveria, del bullismo, che può portare anche a gesti estremi. Restiamo indifferenti davanti a chi continua ad essere ucciso per la propria fede e per i propri ideali, non siamo capaci di contrastare chi continua ad alimentare senza scrupoli il mercato delle armi e del terrorismo… La coscienza ci chiede l’istituzione di un’Onu rinnovata e credibile che garantisca i diritti umani, le libertà religiose e politiche, che tuteli le minoranze, che bandisca l’uso delle armi, che abbia l’autorità morale di fermare le guerre perché si è preoccupata fin dall’inizio di rimediare alle ingiustizie e ai danni provocati dai dittatori di turno, attraverso la diplomazia e dove necessario con un contingente di pace”.

 foto: L. Nacheli / NP

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