Full immersion

Pubblicato il 25-08-2014

di Claudio Maria Picco

Quest’anno abbiamo avuto la possibilità, per una settimana, di abitare l’Eremo come custodi e di viverlo dal di dentro come abitanti anziché, come ci era successo, come normali visitatori. Ci siamo accorti subito della differenza tra l'essere presenti notte e giorno e viverlo per il breve tempo di una visita. Per noi è stata un’esperienza particolare, intensa.

Io sono volontaria nella scuola di italiano dell'Arsenale della Pace, quindi al mattino scendevo a Torino per seguire nei primi approcci alla nostra lingua un gruppo di profughi centrafricani appena arrivati da Messina e ospiti del Sermig. Mio marito Gabriele invece seguiva, con altri volontari, il gruppo di giovani che venivano a svolgere lavori agricoli nel frutteto e nei terreni circostanti l’intero edificio.

Ci rivedevamo a pranzo, un momento forte di condivisione per tutti, noi, nostra figlia Agnese e chi, come Mariella e Sandro della Fraternità Sermig, si fermava assieme ai giovani per preparare il lavoro del pomeriggio.

A fine giornata, partiti i giovani e tutti gli addetti ai lavori, restavamo solo noi a custodire il silenzio di questo luogo. Ci sentivamo allora in qualche modo parte della sua storia, delle vite di chi aveva lì vissuto, pregato, lavorato...

Ci sentivamo come avvolti e protetti dalle mura, ma nello stesso tempo immersi nei boschi e prati limitrofi e la mente e il corpo potevano ricrearsi e recuperare le forze.
L’Eremo è questo e molto ancora. Aspetta altri volti, altre storie. Noi ci siamo per accompagnarle.

Giuliana e Gabriele

 

 

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