Con occhi nuovi

Pubblicato il 04-02-2014

di Andrea Gotico

Cosa significa vivere un campo in Arsenale? Il campo in Arsenale è stato per noi in primo incontro con il Sermig. È stato in questo modo che lo abbiamo conosciuto, che siamo entrati in contatto con una realtà diversa dalla nostra, una realtà che ci ha mostrato come, credendoci, le cose possono cambiare.
Spesso risulta facile pensare di non poter fare molto per migliorare il mondo che ci sta attorno, soprattutto a noi giovani, che non abbiamo i mezzi e spesso neanche l’occasione giusta per metterci in gioco.
A Torino invece la situazione è opposta, spiazzante quasi.

Entrando all’Arsenale della Pace vieni catapultato in un mondo nuovo, in cui bastano i quattro giorni del campo per renderti conto di contare, per accorgerti che anche il tuo impegno, per quanto appaia come una goccia nel mare, ha il suo valore ed è importante. Entrare in Arsenale ha rappresentato per noi quell’occasione che stavamo cercando. Il primo campo è stato d’impatto: attraverso i lavori e il laboratori che ci venivano proposti siamo entrati in contatto con un modo di pensare e di vivere differente, ma non era abbastanza. L’entusiasmo della prim’ora ad un certo punto svanisce e noi avevamo bisogno di qualcosa di concreto. Avevamo bisogno di ricordarci quella sensazione, quel saperci utili. È stato allora che è nato nella nostra città il “gruppo Sermig”.

Come gruppo ci stiamo impegnando, a tutti livelli, per cercare di vivere, nella nostra quotidianità, lo stile di vita che abbiamo toccato con mano nelle varie esperienze in Arsenale. Questo ci ha permesso di avvicinarci di più anche alla Fraternità, di conoscerla e farci conoscere, di acquistare la loro fiducia.
È stata questa fiducia che la Fraternità ha riposto in noi a permetterci di vivere, in questo campo, un’esperienza diversa dalle precedenti. Diversa non per quanto riguarda le attività concrete, ma nel modo in cui le abbiamo svolte.
Abbiamo avuto infatti l’occasione di cambiare il nostro punto di vista, di renderci conto nel concreto di quanto impegno ci metta la Fraternità nel gestire un campo: siamo stati infatti loro affiancati in alcune attività.

Alcuni di noi hanno accompagnato Annamaria nel coordinare i volontari per la preparazione delle spedizioni umanitarie, altri si sono occupati della creazione dei lavoretti da vendere in centralino, altri ancora delle pulizie dei vari spazi dell’Arsenale: insieme poi abbiamo collaborato ogni giorno alla distribuzione del pranzo nei vari self service. Si è trattata di un’esperienza con un doppio risvolto positivo: noi abbiamo aiutato loro e loro ci hanno permesso di vivere le varie attività con maggior senso di responsabilità.
Attraverso quest’esperienza abbiamo rafforzato i legami all’interno del gruppo e ci siamo avvicinati maggiormente alla Fraternità, punto di riferimento nel nostro percorso. Vivere un campo al Sermig significa avere una nuova occasione di imparare, di riflettere, e ti dà la possibilità ogni volta di sentirti a casa, in quell’Arsenale che a Porta Palazzo – e in tutto il mondo – porta la pace.

Jessica Colpo e Aurora Sartori

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