Fatti di vita

Pubblicato il 05-11-2013

di Redazione Sermig



In cosa crede chi non crede e in cosa non crede chi crede

Confronto-dialogo a cura di don Gian Luca Carrega, direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Cultura



Sabato 19 ottobre all’Arsenale della Pace,
dialogo a due voci sul tema della fede con Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, e Gustavo Zagrebelsky, professore emerito di Diritto Costituzionale.
L’incontro era inserito nell’iniziativa FattidiVita, settimana della scuola e dell’università 2013, promossa dall’Ufficio diocesano Scuola - Pastorale Scolastica e dall’Ufficio per la Pastorale degli Universitari di Torino, in programma dal 13 al 19 ottobre.
Tra i tanti spunti di riflessione emersi, ne segnaliamo due, scaturiti dalle risposte dei relatori alle domande dei giovani. Il primo si riferisce ad un passaggio del discorso del prof. Zagrebelsky in cui citava l'Etica di D. Bonhoeffer.

A proposito di parole penultime (quelle degli uomini, ndr) e Parola ultima (quella di Dio, ndr) vorrei chiedervi: é vero che la Parola ultima - cioè la Verità tutta intera - é scesa in terra, ma la Sua parola vera ci è arrivata trascritta partendo dal punto di vista di uomini comuni. Possiamo quindi dedurne che la Verità ultima é un insieme delle verità parziali di ognuno, a partire anche dall'epoca in cui vive?.
Marco Tarquinio risponde: "Io so che ci sono tracce della Parola di Cristo anche al di fuori di quello che i cristiani chiamano depositum fidei, ossia il tesoro che ci è stato dato e che abbiamo custodito. Questo l’hanno affermato i Papi, e c'é una frase molto bella di Benedetto XVI nel libro Luce del mondo in cui riprende un concetto di Agostino: Ci sono alcuni dentro che in realtà stanno fuori e alcuni fuori che invece sono dentro. Ed é vero che ci sono delle verità che possiamo incontrare, delle scintille che possiamo cogliere anche al di fuori di questo deposito della fede. Succede come in fisica: abbiamo bisogno della massa critica. Il cuore della verità per chi crede c'é, ed é nel Vangelo. Non é frutto di una mediazione, è frutto di una relazione. La Parola ha incontrato gli uomini - Gesù non ha lasciato nulla di scritto - e si è trasmessa alle persone che ha chiamato intorno a Sé. E continua a chiamarne... E questa chiamata - Papa Francesco la definisce la capacità di attrazione - che é il Vangelo vissuto continua a riunire la vera verità dell'uomo attorno a questo cuore".

Il secondo spunto: Cosa cambierebbe se invece di dialogare dal punto di vista dei principi dialogassimo partendo dai fatti?.
Il prof. Zagrebelsky chiarisce: "I fatti di per sé non ci dicono nulla, hanno da essere valutati alla stregua dei punti di vista e dei principi. I fatti sono muti. Oggi anche le questioni che recuperano la natura, il diritto naturale, non prendono in considerazione i fatti nella loro brutalità, ma partono da una visione illuminata del mondo. Anche Hitler che evocava la razza superiore partiva da un fatto, che era il darwinismo. Nel suo libro Mein Kampf spiega molto bene il fondamento della teoria razzista, una certa interpretazione del darwinismo. Partendo dal fatto che in natura il pesce più grande mangia il pesce più piccolo, sopravvive chi é più forte…, egli dava a questo un valore: È così, e dunque deve essere così. Guardando quindi ai meri fatti, noi abbiamo bisogno di prendere posizione, e per questo abbiamo bisogno di principi".
In calce, alcune foto dell'incontro.

Annamaria Gobbato


 

Foto: G. De Franceschi

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok