Uno di noi, Platone è uno di noi!

Pubblicato il 14-09-2023

di Renato Bonomo

Nella scuola superiore è sempre più difficile ottenere l’attenzione degli studenti. Molte volte dipende dai docenti (e io rientro in questa categoria), altre volte dalla scarsa motivazione degli studenti. Proprio la motivazione è infatti una delle grandi assenti della scuola superiore di questi ultimi anni.

Come fare? Una ricetta universale non esiste, la mia strada è cercare di far capire ai ragazzi che quello che si fa in classe ha un valore autentico per la vita, la costruzione di sé. Sfida difficile perché la maggior parte di loro considera la scuola come un obbligo o – peggio – una realtà totalmente avulsa dalla vita. Vedendo come vanno le cose, non posso affermare che abbiano torto, ma neanche dire che abbiano ragione. Sicuramente bisogna ripartire dalle motivazioni: da quelle degli allievi, dalle mie e da quelle dei filosofi e dei personaggi storici che incontriamo nei programmi.

Tra gli esempi più significativi c’è sicuramente Platone. Prima che filosofo, Platone è un uomo che ha vissuto sulla propria pelle gli effetti dell’ingiustizia: la condanna di Socrate, suo migliore amico. Dopo questo dolorosissimo avvenimento, Platone decide di dedicare l’intera propria esistenza alla ricerca della giustizia attraverso la filosofia. Un evento personale che diventa ragione di vita: Platone ha visto il suo maestro e amico morire a seguito di accuse false e di un processo in cui l’ingiustizia si è mascherata da giustizia. In un irrazionale capovolgimento della realtà, gli ateniesi hanno intentato un processo corretto nella forma ma ingiusto nella sostanza. Ecco la causa alla base del dramma di Socrate: una classe politica incapace di operare con giustizia perché ignorante del bene. Una confusione che genera lotte civili e indicibili sofferenze.

A proposito, lasciamoci guidare dallo stesso Platone che, nella Lettera VII, ci presenta il cuore della motivazione di tutta la sua filosofia: «Da giovane anch’io feci l’esperienza che molti hanno condiviso. Pensavo, non appena divenuto padrone del mio destino, di volgermi all’attività politica. […] Considerata la mia giovane età, non deve meravigliare il mio stato d’animo: ero convinto che [i Trenta tiranni, ndr] avrebbero portato lo Stato da una condizione di illegalità a una di giustizia». Tipico idealismo giovanile, peccato però che «il testo delle leggi, e anche i costumi andavano corrompendosi a un ritmo impressionante, a tal punto che uno come me, all’inizio pieno di entusiasmo per l’impegno nella politica, ora, guardando a essa e vedendola completamente allo sbando, alla fine fu preso da vertigini». Una situazione paradossale: la confusione raggiungeva livelli inauditi tanto da diventare norma scambiare l’ingiustizia con la giustizia. Nel frattempo, era anche cambiato il governo ad Atene, ma non per questo venne meno il dominio dell’ingiustizia: lo stesso Socrate – per Platone «l’uomo più giusto di allora» – fu vittima di un sistema politico che doveva difendere la libertà e la partecipazione. Da qui la conclusione di Platone: «Solo da essa [la filosofia] viene il criterio per discernere il giusto nel suo complesso, sia a livello pubblico che privato. I mali, dunque, non avrebbero mai lasciato l’umanità finché una generazione di filosofi veri e sinceri non fosse assurta alle somme cariche dello Stato, oppure finché la classe dominante negli Stati, per un qualche intervento divino, non si fosse essa stessa votata alla filosofia».

Da qui tutto lo sviluppo del pensiero platonico: dalla dottrina delle Idee, alla nascita della città giusta, dal mito della caverna all'amore [...] tutto è funzionale, legato da un filo rosso che è eliminare la confusione, conoscere il bene e la giustizia. Indagare la propria anima, capire la propria generazione e presenza nel mondo, superare le delusioni, trovare un modo per dire al mondo che esistiamo, superare eventi che nel bene e nel male ci hanno segnato. Anche solo fare i conti con se stessi e la propria vita. A ben vedere possiamo trovare nella biografia dei filosofi o dei protagonisti della storia (e di tante altre discipline) motivazioni umanissime che li hanno portati a muovere i loro passi. Se non tutti siamo chiamati a guidare dei popoli o a scrivere monumentali opere filosofiche, tutti siamo chiamati a orientare la nostra vita nella direzione di un senso e di un significato che dia valore a quanto viviamo. Scoprire che anche i più grandi personaggi sono mossi da motivazioni umane, prossime alle nostre, può aiutarci a scoprire come questi hanno operato e reagito, rendendoceli più vicini e simpatici. Insomma: Platone è uno di noi!

Renato Bonomo

NP Giugno Luglio 2023

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